Il Colore delle Rose
~ 2° parte ~
 
 
 
Le prime luci dell’alba videro Oscar reduce da una notte insonne.
Da sola, affaticata e pallida, preparava il cavallo che con tanto amore André le curava ogni giorno, da sempre. André…
Le era tornato in mente per tutta la notte; l’eco delle sue parole l’aveva tenuta sveglia e assieme i brividi che le avevano suscitato quelle mani quando l’avevano accarezzata.
Ecco, era vero, stava fuggendo.
Se prima da Fersen e dalla sua regina, ora era da André che stava scappando.
Anche lui, come il conte svedese, le aveva rammentato il suo essere donna.
L’ardore, la passione e la disperazione per una solitudine che oramai non sopportava più, doveva poterle dimenticare, nascondere dove alcuno potesse trovarle ma era grande lo sconforto nel pensare che quasi sicuramente, André, avrebbe saputo scovarle.
Finì di sellare il cavallo con rabbia, tanto che César scalciò infastidito.
Oscar intuì il suo malumore e sorrise, accarezzandogli il muso e giocando con la sua criniera, come non faceva da anni.
“ Su, César..so che non  sono brava come…”
S’interruppe, con un sospiro.
Ecco, di nuovo le tornava in mente lui…
“ Dovrai abituarti. D’ora in poi baderò io a te.”
Quella settimana di riflessione e riposo le avrebbe giovato, sarebbe tornata forte, ritemprata, una nuova Oscar, ne era certa.
Non aveva salutato la nonna ma aveva paura a rientrare in casa.
André poteva sorprenderla e insistere per seguirla e non aveva intenzione di mettersi a litigare con lui.
Prese le redini di César e lo condusse fuori, cercando di fare meno rumore possibile.
Gli zoccoli dell’animale battevano leggeri sulla stradina bagnata di brina: la primavera era alle porte, Oscar ne sentì fortissimo l’odore.
Riempiva la natura tutt’intorno, il sole stava sorgendo dietro le nubi e presto sarebbe divenuto caldo, abbagliante e avrebbe reso verdi le campagne e fiorite le serre.
Le rose d’Arras sarebbero sbocciate, belle come non mai, anche quell’anno.
Le rose le fecero pensare ad André.
Di nuovo, si sorprese a rabbrividire nonostante l’aria non fosse fredda.
Si strinse nel mantello.
Era nel cuore che sentiva freddo…
Ed era la prima volta, quella, che andava ad Arras senza André…
Inutile, non pensare a lui sarebbe stato impossibile; la confessione, la sera prima e quel tocco caldo e disperato avevano inevitabilmente dato una svolta al loro rapporto.
Certo, non poteva dimenticare ciò che André era stato per lei in quegli anni, ma averlo vicino d’ora in poi non sarebbe più stato lo stesso.
Quando fu abbastanza lontana, montò in sella.
Con le lacrime agli occhi spronò César al galoppo.
Aveva perso André.
Aveva perso il suo migliore amico.
Non pensò mai a Fersen, che pure, di sicuro, aveva perduto.
Il fatto in sé non le causava il medesimo dolore.
 
***

Quando la porta si aprì, l’uomo seduto accanto alla finestra non si voltò a guardare chi entrava.
Era certo che fosse il suo uomo e che gli portasse buone notizie.
Parigi e ben presto tutta la Francia sarebbero insorti.
Quei tali, Robespierre e Saint Just, stavano creando un vero e proprio maremoto, incitando le folle a lottare per libertà; libertà dalle catene della fame, della miseria, degli stenti più disumani.
Basta, si gridava per le strade, con gli sprechi, i gioielli e i vestiti delle dame aristocratiche, i banchetti sontuosi sfamavano pochi nobili e riducevano alla fame un’intera popolazione, i più deboli morivano, le donne si ammalavano e i sovrani vivevano negli sfarzi di Versailles.
Inutile dire che quel precipitare degli eventi a sfavore del Re non poteva che allietare il cuore dell’astuto duca d’Orleans, d’altra parte aveva già da qualche tempo appoggiato la causa del popolo!
Nemico dichiarato delle loro maestà, non si era forse riempito il palazzo di giovani liberali, scrittori, artisti in genere con discutibili idee rivoluzionarie e assurdi sogni d’eguaglianza?
Non aveva forse offerto un sicuro rifugio a quel giornalista che stava sempre con Robespierre? Quel tale Bernard Chatelét,che aveva dato il tormento a quegli sciocchi cortigiani già tanto terrorizzati dagli eventi, ma non abbastanza da capire che di lì a poco sarebbero arrivati tempi ben più duri!
“ La notizia su cui mi avete chiesto d’indagare è vera, signore.”
Il duca spostò lo sguardo sul giovane in piedi accanto alla porta chiusa.
Ad un cenno, il ragazzetto continuò:
“ Il colonnello Oscar ha lasciato villa Jarjayes stamattina all’alba. I suoi uomini sono già sulle sue tracce. Ah..sembra anche che sia partita da sola, il suo attendente non era con lei.”
“ Meglio così, Pierre,..” assentì il duca, con un sorriso di scherno. “..non che il suo servo sia il massimo delle mie preoccupazioni!”
Il giovane s’inchinò brevemente ed uscì.
Il duca lasciò ancora che gli occhi scivolassero fuori, ma non erano certo il prato fiorito o la primavera che sbocciava tra i rami degli alberi a catturare la sua attenzione.
Vedeva molto più lontano, il duca.
Vedeva il suo regno.
Lui, re di una Francia agonizzante.
“Quando il colonnello verrà ucciso, la famiglia reale scatenerà una guerra feroce contro gli uomini di Robespierre. La regina chiamerà gli eserciti, verrà versato sangue da entrambe le parti, ma vincerà il popolo, lo sento..Anche se non fosse così, se il Re dovesse vincere i rivoluzionari, sarà talmente debole vacillante il suo trono che non mi sarà difficile rovesciarlo!” strinse forte i pugni, fiero della sua follia.
“ Che  popolo e sovrano si scannino tra loro…Dalle loro ceneri sorgerà il mio impero!”
Finì con una risata il suo folle, incredibile sogno.

***

Un’ora e mezza di cammino e già Oscar aveva deciso di fermarsi.
Non che fosse stanca,  aveva pensato di concedersi un minuto di pace, di riflessione.
I minuti si erano susseguiti ed erano divenuti quindici, forse venti.
Forse…
Si era addormentata?
Cullata da una brezza gentile che per un attimo…
Un attimo solo…
Le era parso di sentire André che la chiamava!
Si drizzò a sedere sull’erba, si porse all’ascolto.
Sciocca..!
Si disse quasi subito, ridendo di sé.
Come poteva aver udito André?
Lei lo aveva lasciato a casa, non erano partiti insieme, non…César, legato poco lontano iniziò a scalpitare, scrollando la folta criniera bianca e nitrendo leggermente, quasi qualcosa d’insolito lo rendesse nervoso.
Oscar balzò in piedi, mise mano alla spada.
I raggi del sole penetravano attraverso i rami della grande quercia e rimbalzavano sui suoi lunghi capelli biondi, i suoi occhi erano accesi per la trepidazione, le orecchie poste all’ascolto del benché minimo suono.
Tutt’intorno era immerso nel silenzio, alti cespugli la circondavano, un eventuale nemico avrebbe avuto di che nascondersi e lei sarebbe stata in trappola.
Calmati, Oscar, nessuno sapeva che venivi ad Arras, non hai nulla da temere.
E anche se fosse un agguato venderai cara la pelle.
Era la prima volta che sentiva d’aver paura.
O forse prima d’ora non l’aveva mai riconosciuta come tale?
La paura è per i deboli..non per il colonnello della guardia Reale!
Le foglie di un cespuglio si mossero, girò la testa rapidamente.
Con studiata lentezza estrasse la lama dal fodero.
Fu grande la sua meraviglia quando dal fogliame emerse la testa di un cavallo.
Un istante e la bestia parve riconoscerla e César gli si mosse incontro.
Era chiaro…quello era Vento, il cavallo di André.
“ Ma che…”
“ Buongiorno, Oscar.”
Quella voce le scaldò tutto il corpo, riportandole alla mente sensazioni che avrebbe voluto poter scordare.
Si girò a guardare André e la sua voce risuonò stanca e rassegnata mentre gli domandava:
“ Cosa ci fai, qui?”
André distolse lo sguardo.
“Il mio lavoro, Oscar. Sono un servo, no? Sono addetto alla cura della tua persona..ma non posso farlo se tu non mi dici dove vai.”
“Senti, André…mi pare di aver detto che volevo partire e stare da sola..”
“ A me non hai detto niente.”
“ Perché non serviva che tu lo sapessi!”
gridò Oscar, esasperata di fronte a quegli occhi che parevano scavarle dentro l’anima.
“ Lo vuoi capire o no che posso cavarmela da sola? Ho trent’anni, ormai, sono un uomo…!”
André chinò il capo e sorrise, contenendo a stento la collera.
“Ah, già, sei un uomo..Scusa. Oscar, l’avevo scordato.. Comunque è stato tuo padre a dirmi di seguirti e proteggerti..Anche se sei..un uomo…” marcò volutamente le ultime due parole “…devi sottostare agli ordini di tuo padre, a meno che tu non voglia tornare indietro e metterti a discutere con lui!”
Oscar si sentì impotente dinanzi a quello sguardo.
Fu sul punto di replicare, infine rinunciò, gli voltò le spalle e sussurrò:
“Fa’ come ti pare, André…” raggiunse il suo cavallo e vi montò su.
Senza che lei potesse sentirlo, André le rispose, piano:
“..No, Oscar…Come pare a te!”
Salì in sella a Vento e la seguì fuori del boschetto, sul sentiero principale.
Percorsero pochi metri in assoluto silenzio, cavalcando l’uno dietro l’altro senza correre troppo.
Mancava poco più di un’ora alla tenuta dei Jarjayes ed Oscar non aveva alcuna fretta.
La rabbia che aveva in corpo stava sbollendo pian piano ma ce l’aveva ancora con André, per come l’aveva trattata, parlandole come mai nessuno le aveva parlato e arrivando persino a fare quel che mai nessuno aveva osato, baciarla così, toccarla, stringerla, avvolgerla in un tale calore…
“Attenta, Oscar!”
Al grido d’avvertimento dell’amico, lei aveva già tirato le redini.
V’era a terra un uomo, probabilmente ferito, forse addirittura morto.
Il suo cavallo era poco lontano e accanto al corpo del viandante v’erano sparsi vestiti e una cesta vuota.
Oscar scese di corsa da cavallo e si precipitò verso lo sconosciuto.
André fu sul punto di dirle di essere prudente, ma lei era già accanto a lui e lo girava con cautela per vedere chi fosse.
“ E’ ancora vivo, per fortuna..” disse Oscar.
Poi, rivolta ad André:
“ Aiutami a metterlo sul mio cavallo, dobbiamo portarlo con noi, è svenuto..”
Non fece neanche in tempo a finire di parlare.
Dai cespugli balzarono fuori una dozzina d’uomini, armati di spade e pistole circondarono André e Oscar e li tennero sotto tiro.
“..Una trappola! ” mormorò Oscar, alzando le mani quando uno di loro avanzò verso di lei con la pistola puntata contro la sua testa.
“ Proprio così, colonnello Oscar Francoise de Jarjayes!”
La sbeffeggiò quello, mentre dietro di loro il falso ferito si rialzava, soddisfatto per la sua interpretazione.
Un terzo uomo costrinse André a scendere da cavallo, un quarto prese ad insultarlo, sempre tenendolo sotto il tiro di una spada.
“ E così tu sei il servo dei Jarjayes!” gracchiò quello che l’aveva fatto scendere.
Allo sguardo impassibile di André, l’uomo rise divertito.
“ Ma che modo di guardare la gente, cerchi d’impressionarmi? A forza di lavorare con i nobili, voi lacchè avete negli occhi la stessa arroganza dei vostri padroni!”
“ Che cosa volete da noi?” chiese Oscar, cercando di mantenersi calma.
La spada che puntava contro il petto di André era l’unica cosa cui riusciva a pensare.
“ Non preoccupatevi, madamigella, vogliamo solo uccidervi.” s’inchinò, quello che doveva essere il capo degli assalitori.
“ Innanzi tutto credo sarà molto utile chiedere un riscatto al Generale vostro padre. La regina in persona, è certo, darebbe parte dei suoi averi pur di salvarvi la vita!”
Oscar scosse il capo.
Morire?
Morire a quel modo e senza aver potuto chiarirsi con…
Fu il suo solo, disperato pensiero prima che l’uomo si rivolgesse ad André:
“Tu, se vuoi, potrai unirti a noi. Questi sporchi nobili devono crepare tutti e mi sembra giusto che siate voi servi, a vendicarvi per primi per le umiliazioni ricevute!” gli si avvicinò.
“Se sarai tu a trafiggere il cuore di madamigella Oscar…nessuno dubiterà di te e sarai libero!In fondo tu non saresti neanche dovuto essere qui…Allora? Che ne dici?”
Non ricevendo alcuna risposta, il bandito continuò:
“Se non accetterai, sarai tu il primo a morire. Questo dovrebbe schiarirti le idee, stupido servo!”
Forse se l’era attesa, quella reazione, o forse no, fatto stava che André sputò in faccia al suo assalitore.
Lo fece per rabbia, per ribellione, o forse per dimostrare al suo unico amore, casomai ce ne fosse stato bisogno, che per lei era pronto a morire.
Non tardò ad arrivare la risposta del malvivente.
Mentre due lo tenevano fermo, l’altro prese a colpirlo senza pietà, al volto, allo stomaco.
Dalla bocca di André non uscì un solo lamento mentre i suoi occhi cercavano quelli di Oscar, per trasmettergli di approfittare di quel momento e scappare.
Oscar percepì il suo pensiero, lo intese perfettamente gridarle di mettersi in salvo ma non avrebbe eseguito quell’ordine.
Fuggire o morire insieme, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime per un sentimento che cresceva in lei e al quale non sapeva dare un nome.
E quando il bandito spedì fulminea la spada contro André e questi poté sentire il grido disperato della sua Oscar, fu la consapevolezza di doverla salvare, di non poterla lasciare sola a dargli la forza di reagire, afferrare uno di quegli uomini e farsi scudo con lui.
La lama affondò nella schiena dell’aggressore e lo uccise sul colpo.
Rapidamente, André s’impossessò della sua spada e spinse il corpo inerme del malcapitato contro quello del suo uccisore.
Fu il diversivo che permise ad Oscar di prendere in mano la situazione.
Un movimento repentino, con un calcio allontanò il suo carceriere, sguainò la spada e si lanciò verso coloro che minacciavano André.
Si batté con rabbia e nel guardarla, così fiera e battagliera, André sentì il cuore scoppiargli nel petto.
I capelli biondi brillavano al sole, aveva scintille negli occhi e i gesti erano eleganti e decisi,  la mano destra impugnava la spada con maestria e menava fendenti precisi e terribili.
Sarebbe rimasto ore a contemplare quel magnifico corpo che danzava, sinuoso, sulle note della battaglia, avrebbe voluto che esistessero solo loro due, due corpi arsi dalla passione.
Svegliati, André, abbandona il tuo folle sogno.
Pensa a salvarla, adesso, a vegliare su di lei.
Non pensare all’amore che ti consuma, non pensare…
“ André!” sentì il grido di Oscar e credette, per un attimo, che fosse stata colpita.
Impallidì.
“Oscar..”
L’avrebbe voluto urlare, ma gli era uscito poco più che un sussurro.
Fece per muoversi incontro a lei, ma un dolore al fianco lo costrinse a fermarsi.
Era lui ad essere stato ferito.
Con un rapido colpo, Oscar si liberò di uno degli avversari e con un agile balzo ne evitò un altro.
Corse, disperata, incontro ad André che pareva essersi un po’ ripreso e nonostante la ferita continuava a battersi.
Erano ancora in troppi ed  abili con la spada ma ciò che preoccupava Oscar era che avevano anche la pistola.
Non dovevano dar loro modo di usarla.
“Va tutto bene, André?” gli chiese, apprensiva.
“Sì…E’ una ferita leggera, non preoccuparti, Oscar..”
E intanto continuava a sanguinare…
Ma che potevano fare? Erano soli, erano in trappola, non avevano vie di fuga!
“ Maledetta nobile! Ammazziamola!” incitò il capo di quel gruppo di ribelli, ma non sarebbero morti, no…
Non potevano assolutamente morire!
 

Fine 2° parte
 

                                                                                                                                    Laura
 

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